GLI ACCIAI INOX

 

Nell’industria moderna si è constatato che le caratteristiche degli acciai al carbonio non rispondono in modo soddisfacente alle esigenze dei costruttori, e gli stessi acciai legati, qualora impiegati in ambienti aggressivi, non offrono quelle doti di affidabilità e sicurezza richieste per rendere sicure e durevoli nel tempo gli impianti industriali.

Per ottenere queste particolari doti si ricorre ad una specifica qualità di acciai: gli acciai INOX.

 

COSTRUZIONE

Gli acciai inox devono avere elevata purezza per evitare che inclusioni provochino eterogeneità nella struttura innescando processi di corrosione, e che quantitativi più o meno rilevanti di elementi alliganti vadano persi sotto forma di inclusioni (endogene); per questi e altri motivi, in fabbricazione dell'accia­io inox avviene prevalentemente in forni elettrici. Per ottenere queste caratteristiche, i materiali di partenza dovranno avere una elevata purezza, che si potrà accertare previa analisi della composizione chimica. Particolare cura va riposta nella ossidazione e nella successiva disossidazione del bagno metallico operando in modo tale da evi­tare che in quest'ultimo vi sia presente una eccessiva quantità di prodotti ossidati al termine dell’ossidazione. Ciò è una necessità affinché si possa ottenere un bagno ben disossidato senza che l'operazione di disossidazione raggiunga valori di notevole entità. Particolare cura dovrà essere riposta nelle operazioni di colata, sia in lingottiera che in getti, e nelle successive lavorazioni a cui saranno sottoposti i prodotti. Per quanto riguarda i getti le lavorazioni sono di tipo prettamente meccanico, per cui non ci soffermeremo su queste ultime. Tratteremo invece con attenzione le lavorazioni a caldo dei lingotti, tra le quali la laminazione. Grande attenzione verrà invece rivolta ai fenomeni di riscaldamento e raffreddamento dell'acciaio.

 

COMPOSIZIONE CHIMICA

La composizione chimica riveste particolare importanza per questa gamma di acciai, prevalentemente composte da:            Fe - C - Cr         Fe - Cr - Ni - C       Fe - Ni ­ C

Il tenore di carbonio presente in queste leghe deve essere mini­mo, affinché non si combini con gli elementi alliganti sottraendoli dalla matrice. Dal punto di vista della composizione chimica sono notevoli i tenori di Cr e Ni, ma possono essere presenti anche Si ed Al che provocano un aumento della resistenza alla ossidazione a caldo; Mo, che aumenta la resistenza alla corrosione a caldo; V e Ti, che formano carburi stabili riducendo cosi la tendenza alla corrosione intergranulare che, come si ricorda, è dovuta alla precipita­zione di carburi lungo i giunti dei grani. Il W provoca un aumento della resistenza meccanica a caldo, mentre il Cu aumenta la resistenza alla corrosione. Osserviamo ora attentamente l'influenza del cromo nelle leghe Fe ­ C: notiamo innanzitutto che le trasformazioni eutettiche, peritettiche ed eutettoidiche si sdoppiano, cioè ora avvengono in un dato intervallo di temperatura; si nota inoltre che sia l'eutettico che l'eutettoide hanno un tenore di carbonio sensibilmente minore e che vi è un innalzamento delle temperature di tali trasformazioni. Il campo di stabilità della fase viene ridotto con lo aumentare del tenore di cromo.

 

INFLUENZA DEL Cr - Ni SULLE LEGHE Fe - C

La presenza contemporanea di cromo e di nichel altera il diagramma Fe - C. Generalmente queste leghe hanno un tenore di carbonio sensibilmente inferiore allo 1,0 %. Gli acciai INOX possono essere suddivisi in tre categorie:

-Acciai MARTENSITICI

-Acciai AUSTENITICI

-Acciai FERRITICI

E' evidente che la struttura è in funzione del tenore di Cr e Ni. Avremo acciai martensitici sino ad un tenore di Cr = 12 %, mentre avremo acciai ferritici per tenori superiori al 12 %, per avere acciai austenitici è necessaria la presenza di Ni in un tenore di circa il 7 %.

 

ACCIAI MARTENSITICI

Sono leghe Fe - C - Cr con tenori di cromo compresi fra 11 e 18% che posseggono i punti critici A1 e A3 e quindi passibili di riscaldamento ad intervalli di temperatura in cui la struttura sia prevalentemente austenitica e passibile di raffreddamento in modo da determinare la trasformazione dell'Austenite in Martensite. Acciai appartenenti a questa classe sono:

AISI 420            C = 0,35%   Cr = 12 %

AISI 440            C = 0,80%   Cr = 18 %

Questi acciai vengono riscaldati lentamente fino ad una temperatura di poco inferiore a quella di austenitizzazione e quindi velocemente fino a circa 1000 / 1050°C, si osserva quindi nel primo una struttura prettamente austenitica, mentre nel secondo avremo una struttura austenitica contenente carburi. Raffreddando adeguatamente si ottiene nel primo una struttura martensitica, e nel secondo una struttura martensitica contenente carburi, cosa facilmente deducibile dall'alto tenore di carbonio.

 

TRATTAMENTI TERMICI

Il trattamento termico di questi acciai è simile a quello degli acciai da bonifica. Dato l'alto tenore di Cr questi acciai hanno le curve di BAIN fortemente spostate verso destra, ne consegue che sono completamente temprabili anche in spessori rilevanti. Essi sono anche soggetti a:

-Tempra

-Rinvenimento

-Ricottura

 

RICOTTURA

Scopo di questo trattamento è quello di portare il materiale ad uno stato di maggior addolcimento, necessario se il pezzo deve essere sottoposto alla lavorazione all'utensile.

 

TEMPRA

­Data la scarsa conducibilità termica degli acciai INOX il riscaldamento deve essere molto lento. E' consigliabile in questo caso operare un riscaldamento in due tempi:

-      lento riscaldamento fino ad una temperatura di qualche centinaia di gradi inferiore alla temperatura di austenitizzazione, man­tenendo l'acciaio a tale temperatura sino al raggiungimento dell’èquilibrio termico;

-       raggiunto l'equilibrio si riscalda rapidamente fino alla temperatura di tempra.

Operando in questo modo si evitano rotture per shock termico dovute a rapidi riscaldamenti e ingrossamenti del grano causati da una troppo prolungata permanenza dell'acciaio ad elevate temperature.

 

RINVENIMENTO

Il rinvenimento permette di ottenere le migliori caratteristiche meccaniche e la maggior resistenza alla corrosione fino a temperature di circa 400°C, e caratteristiche meccaniche fino a 600°C. Talvolta viene effettuata una distensione a temperature di 150/400°C allo scopo di eliminare le tensioni residue ed aumentare la stabilità meccanica. Per gli acciai ad elevato tenore di carbonio la distensione spesso sostituisce il rinvenimento.

Se l'acciaio è stato temprato dalle alte temperature si esegue il rinvenimento, se invece l'acciaio è stato temprato dalle basse temperature si esegue una distensione.

 

PROPRIETA' AD ALTA TEMPERATURA

Dopo i trattamenti termici gli acciai INOX MARTENSITICI non trovano impiego ne a temperature inferiori agli 0°C ne a temperature superiori alla temperatura di rinvenimento in quanto si annullerebbero i vantaggi ottenuti con la bonifica (escluso il tipo AISI 410 che presenta buona resistenza alla corrosione fino a 700 / 800°C).

 

ACCIAI INOX FERRITICI

Sono leghe composte da: Fe, C e Cr che non posseggono punti critici A1 e A3, di conseguenza non sono suscettibili di tempra. Grazie a questa loro caratteristica hanno soppiantato gli acciai martensitici nelle installazioni degli impianti per la produzione di acido nitrico. Gli acciai martensitici devono questo loro decadimento alle difficoltà riscontrate nella loro messa in opera: poiché le installazioni vengono di norma chiodate a caldo, si riscontra un riscaldamento localizzato in prossimità dei chiodi, riscaldamento che provoca la precipitazione di carburi che causano eterogeneità nella struttura favorendo la corrosione.

 

COMPOSIZIONE CHIMICA

In questi acciai il tenore di carbonio è compreso fra lo 0,06 e lo 0,16%, mentre il tenore di cromo può variare dal 13 al 26 %. Se la resistenza alla corrosione non riveste particolare importanza sarà opportuno utilizzare bassi tenori di Cr migliorando cosi la saldabilità, la tenacità e la durezza. Si possono avere in lega piccole percentuali di Se, Zr, S e P (per migliorare la lavorabilità all'utensile). Il più grande pericolo per questi acciai è la facilità con cui si verifica l’ingrossamento del grano e la facilità con la quale emettono carburi a temperature di circa 800°C e la tendenza a formare grani anormali dopo saldatura.

 

TRATTAMENTI TERMICI

Non essendoci punti critici l'unico trattamento possibile è una ricottura di cristallizzazione eseguita a circa 650 / 830°C per una durata di 1 o 2 ore. Essendo questi acciai soggetti a fragilità di rinvenimento bisogna evitare lenti raffreddamenti a temperature di circa 400 / 600°C. Talvolta è sufficiente il solo trattamento termico per rigenerare la struttura, ma è necessaria una lavorazione plastica a temperature relativamente basse (circa 700°C) per rompere il grano e omogeneizzare la struttura (è consigliabile effettuare anche una normalizzazione per portare in soluzione gli eventuali carburi che potrebbero causare fragilità intercristallina).

 

PROPRIETA' AD ALTA E BASSA TEMPERATURA

Questi acciai sono i meno adatti ad essere usati a bassa temperatura, mentre ad alte temperature presentano una resistenza alla corrosione in modo proporzionale alla percentuale di cromo in lega. Presentano buona resistenza fino a temperature di circa 1000°C, a temperature di circa 500 / 850°C presentano una seconda fragilità di rinvenimento dovuta alla fase che provoca un decadimento delle caratteristiche meccaniche (tale decadimento si nota solo dopo raffreddamento).

 

ACCIAI INOX AUSTENITICI

Leghe Fe - Cr - Ni - C con tenori di Cr dal 12 al 30 % e di Ni dal 7 al 35 % con struttura completamente austenitica non esistendo i punti di trasformazione se non a temperature inferiori a quella ambiente.

 

COMPOSIZIONE CHIMICA

Per questa categoria di acciai è opportuno che il tenore di carbonio sia il più basso possibile in modo da ridurre al minimo la percentuale di cromo assorbito per formare carburi, si ricorda infatti che il cromo impartisce resistenza alla corrosione solo se in soluzione solida nella matrice (come del resto il nichel). Un aumento del tenore di nichel rende possibile una deformazione a freddo più profonda. Aggiunte di Se, P, S, facilitano la lavorazione meccanica, mentre un elevato tenore di cromo produce una struttura bifasica austenite + carburi.

 

TRATTAMENTI TERMICI

Questa categoria di acciaio è soggetta ai seguenti trattamenti termici:

-          solubilizzazione

-          stabilizzazione

-          distensione

La SOLUBILIZZAZIONE consiste in un riscaldamento sufficientemente spinto (sino a temperature superiori ai 1000°C) in modo da raggiungere, oltre all'equilibrio chimico, l'equilibrio strutturale. L’acciaio viene mantenuto a tale temperatura per un tempo sufficientemente lungo in modo da portare in soluzione la maggiore quantità possibile di carburi.Un raffreddamento sufficientemente veloce permette di ottenere alla temperatura ambiente solo austenite. I fattori che influiscono su questo trattamento sono tre, e precisamente:

-temperatura

-tempo

-velocità di raffreddamento

Bisogna agire su questi tre punti in modo da portare in soluzione la minor quantità possibile di carburi senza ingrossare eccessivamente il grano, in quanto la corrosione intergranulare aumenta con l'aumentare delle dimensioni del grano.

La STABILIZZAZIONE consiste in un riscaldamento a temperatura di circa 900°C, mantenimento a temperatura per circa due ore e successivo raffreddamento in aria. Scopo di questo trattamento termico è quello di aumentare la re­sistenza alla corrosione.

La DISTENSIONE consiste in un riscaldamento a temperature di circa 350 /430°C, mantenimento a tale temperatura per circa 30 mi­nuti e quindi raffreddamento in aria. Lo scopo è di ridurre la corrosione sotto tensione.

 

PROPRIETA’ MECCANICHE

Questa categoria di acciai a temperatura ambiente presenta le seguenti caratteristiche meccaniche:

-           carico di rottura = 35 / 36 Kg/mm2

-          carico di snervamento particolarmente basso

-          duttilità ottima

-          tenacità ottima

Caratteristica di questi acciai, assai spiccata, è la facilità con cui si incrudiscono.In conseguenza della loro resistenza all’ossidazione e della loro elevate caratteristiche meccaniche alle alte temperature, gli acciai austenitici vengono comunemente impiegati in tutte quelle applicazioni in cui si richiedono materiali atti a sopportare gravose condi­zioni di esercizio.

I principali campi di impiego degli acciai inox sono qui di seguito elencati:

1-ACCIAI RESISTENTI AGLI AGENTI CHIMICI

2-ACCIAI RESISTENTI ALLE ALTE TEMPERATURE

3-ACCIAI RESISTENTI MECCANICAMENTE AL CALDO OLTRE CHE ALLA CORROSIONE

 

ACCIAI RESISTENTI AGLI AGENTI CHIMICI

­Sono sostanzialmente gli acciai al CROMO sia martensitici che ferritici. Questi acciai contengono un elevato tenore di cromo dall’11al 30 % ed un tenore di carbonio in funzione del tenore di cromo.

 

ACCIAI FERRITICI

­UNI X12Cr17   ove: C =10 %      Cr = 17 %

Questo acciaio ha una struttura ferritica con Cr disposto nei contorni dei grani. Questa categoria di acciai non essendo suscettibili di tempra vengono impiegati allo stato ricotto o normalizzato; approssimativamente hanno le seguenti caratteristiche meccaniche:

- carico unitario di rottura = 50 / 60  Kg/mm2

Sono caratterizzati da:

-          buona tenacità

-          bassa durezza

-          posseggono inoltre la caratteristica di essere lavorati plasticamente al pari degli acciai al carbonio.

Per quanto riguarda la lavorazione a caldo si riscontrano alcune difficoltà dovute al fatto che l'acciaio dopo la solidificazione presenta una grossa cristallizzazione. Questo acciaio e in modo specifico il tipo: UNI X12Cr17

preso come campione di questa classe, presenta una buona resistenza agli agenti chimici anche a caldo, purché blandi:

-          H2SO4  conc. a temperature inferiori ai 20°C

-          NaOH,  CaCO3  al 5,5% a temperature inferiori ai 60°C

Sempre lo stesso acciaio allo stato fucinato presenta le seguenti caratteristiche meccaniche:

- Rm    = 50 / 60  Kg/mm2

- Rs     = 30 / 40  Kg/mm2

- A10    = 15 %

 

ACCIAI MARTENSITICI

X32Cr13 e X40Cr14

In questa categoria di acciai il tenore dì carbonio può oscillare dallo 0,12 al 0,40 %, il Si si mantiene intorno allo 0,8 %, mentre il Cr può variare da tenori dal 1 al 19%, il tenore di Ni si aggira dal 2 al 4 %.

Questi acciai sono autotempranti, vengono utilizzati allo stato bonificato, hanno una struttura sorbitica con le seguenti caratteristiche meccaniche:

RS = 70 / 80  Kg/mm2

Rm = 90 / 100 Kg/mm2

A10 = 10 %

K = 50 J cm-2

La resistenza di questi acciai agli agenti chimici è buona, ma mi­nore degli acciai ferritici. Vengono usati per pompe e parti soggette alla corrosione in ambiente marino; di notevole importanza è l'acciaio: AISI  410

avente la seguente composizione chimica:

-          C = 0,12 %

-          Ni = 1,6  %

-          Mo = 0,5  %

-          Cr = 13   %

L'AISI 410 viene particolarmente usato per la costruzione di turbine. E' un acciaio saldabile usato allo stato normalizzato non rispondente alla tempra.

 

CARATTERISTICHE MECCANICHE  (AISI  410)

Rm = 70  Kg/mm2

RS = 40  Kg/mm2

A10 = 15 %

K = 40  J  cm-2

 

ACCIAI AL NICHEL-CROMO

Sono caratterizzati da una struttura austenitica. Contengono Cr  maggiore del 10 % e Ni al 7 % con C inferiore del 0,25 %. Questi acciai presentano struttura austenitica anche allo stato ricotto, ai contorni dei grani si riscontrano depositi di carburi di cromo che si possono portare in soluzione con una tempra a temperature superiori ai 1000°C. La formazione di carburi di cromo ai contorni dei grani è da evitare in quanto la resistenza alla corrosione intergranulare diminuisce con l'aumentare di questi poiché sot­traggono cromo alla matrice impoverendola. La percentuale di cromo che partecipa alla formazione di carburi si può limitare con l'aggiunta in lega di Ti che sostituisce il Cr nei carburi stessi. Per facilitarne la lavorazione all'utensile si fanno delle aggiunte di S e P che rompendo l'omogeneità della struttura micrografica favorisce il rompimento del truciolo. Un tipo di acciaio di questa qualità è l’ X12Cr18Ni8 più noto come inox 18/8, contenente:C = 0,10%, Cr = 18%, Ni = 8%.

Il limite di snervamento di questo tipo di acciaio è basso, mentre alte sono Rm e la resilienza. Questo acciaio trova impiego dove l'ambiente di utilizzo è altamente corrosivo.

 

ACCIAI RESISTENTI ALLE ALTE TEMPERATURE

A questa categoria appartengono gli acciai al cromo ferritici e gli acciai al Ni - Cr austenitici. Talvolta vengono aggiunti in lega anche Si ed Al. E' da considerare che il Ni è dannoso quando vi siano solfuri, in quanto si ha la formazione di solfuri di Ni estremamente fragili.

 

ACCIAI AL CROMO

Il tenore di cromo di questi  acciai va dal 14 al 30 %, mentre il carbonio, è presente in tenori minori, allo 0,30 %; il tenore di Si è di circa il 2 %.

 

ACCIAI AL Ni-Cr

Il tenore di nichel va da un minimo del 10 % ad un massimo del 60 %, e talvolta può essere presente in tenori fino all' 80 %, mentre il cromo può essere presente in tenori fino al 20 % (anche se in questo caso non si può più parlare di leghe ferrose).

 

ACCIAI RESISTENTI MECCANICAMENTE A CALDO OLTRE CHE ALLA CORROSIONE

Sono essenzialmente di due tipi:

a - acciai al CROMO

b - acciai al NICHEL - CROMO

Per i primi il tenore di carbonio è di circa lo 0,10 %, mentre il Cr è presente in lega dal 13 al 26 %; vengono impiegati con ottimi risultati fino a temperature di 600°C.

Nei secondi la composizione chimica di questi acciai è la seguente: C = 0,10/0,40 %; Cr = 18/24% Ni = 8/20%.

Gli acciai austenitici mostrano buone caratteristiche meccaniche a caldo che possono essere ulteriormente migliorate con l'aggiunta di W, Nb, Mo.

 

CORROSIONE

Può sembrare un assioma, ma gli acciai INOX sono anch'essi soggetti a corrosione, e a ciò non ci si deve meravigliare. L 'esatta conoscenza di questi fenomeni di deve suggerire il giusto impiego di questa categoria di acciai. Gli acciai INOX resistono bene ad alcuni aggressivi chimici, ed hanno una posizione di rilievo rispetto ad alcune leghe, in quanto, nella scala galvanica, sono secondi solo a: Ag, Cu, Au, Pt, allo stato passivato. Sono invece sensibili alla corrosione per aerazione differenziale, a quella da spazio morto, a quella di contatto, alla tensocorrosione e alle correnti elettriche disperse. La formazione di zone interessate da corrosione localizzata, quali vaiolature, punte di spillo, di pustole, è dovuta assai più che a eterogeneità strutturale che a inclusioni di carburi e alla rottura localizzata dello stato passivo.

 

CORROSIONE DEGLI ACCIAI MARTENSITICI

In tali acciai il tenore di Cr non deve essere inferiore al 12/14 % poiché a causa della presenza di carbonio il cromo viene catturato per dar luogo a carburi che sottraggono il cromo dalla matrice, specialmente durante la ricottura ed il rinvenimento dopo tempra, e ciò riduce la capacità passivante dell'acciaio ed inoltre si creano coppie locali fra zone ricche e povere di cromo nello stesso cristallo o fra matrice e carburi. Questo fenomeno è in funzione del rinvenimento ed è proporzionale al tempo e alla temperatura del rinvenimento stesso. In conseguenza di ciò per migliorare la resistenza alla corrosione sarebbe preferibile limitare il rinvenimento. Il fenomeno di fragilità che si riscontra negli acciai martensitici possono essere così classificati:

a - in generale la corrosione intercristallina è limitata;

b - la fragilità a 475°C che insorge per lunga permanenza a tale temperatura sia nei lenti che veloci raffreddamenti si manifesta negli acciai al Cr ed alle volte in quelli austenitici solo dopo raffreddamento;

c - la fase sigma è un altro motivo di fragilità nell'intervallo di temperatura tra i 500 e gli 800°C. E' una fase ferro-cromo che si forma solo dopo lunghe permanenze in tale intervallo di temperatura, ed è in funzione del tenore di Cr. Negli acciai ferritici occorre un minimo del venti % perché tale fase appaia; Si, Mo, Ti, Nb facilitano la formazione di tale fase, mentre lo N la ritarda. In pratica la fase sigma non è altro che una precipitazione di carburi ai bordi del grano.

Altra causa di fragilità è la formazione di "bastoni" formati da carburi con oltre lo 0,20 % di carbonio (sono fragilissimi). Tali acciai sono soggetti anche a fragilità dà idrogeno. Altra causa di fragilità, o meglio di corrosione, è dovuta all’austenite trattenuta la quale provoca eterogeneità nella matrice.

 

ACCIAI FERRITICI

Questi acciai come abbiamo più volte ripetuto non sono passibili di trattamento termico se si esclude una ricottura avente lo scopo di rendere omogenea la struttura ed eliminare quindi la fragilità a 475°C. Sia gli acciai martensitici che quelli ferritici con alto tenore di cromo contengono di novità un basso tenore di Ni. Questi acciai presentano una ottima resistenza alla corrosione, ciò è dimostrato dall’elevata produzione dell’acciao inox AISI 430 (UNI X12Cr17) che è doppia di quella del tipo 18 / 8.

 

ACCIAI AUSTENITICI

Aumentando il tenore di Ni fino a valori di circa il 7/8 % si giunge nel campo degli acciai austenitici. La struttura stabile a temperatura ambiente presenta proprietà meccaniche ed in particolare modo Rm ed Rs sono bassi (ovviamente l’austenite può essere trasformata in martensite con un trattamento sotto 0°C). Dal punto di vista della resistenza alla corrosione, la struttura austenitica è molto interessante perché:

1 - l'omogeneità strutturale dell'austenite garantisce una ottima resistenza alla corrosione

2 - il Cr può esercitare in pieno la sua funzione di elemento passivante essendo completamente in soluzione solida.

Questo vale anche per il Ni. In pratica possiamo dire che la composizione migliore e più economica per un acciaio austenitico è quella con il 18 % di Cr e l' 8 % di Ni, ma il guaio maggiore presentato da questo acciaio è costituito dalle alterazioni che si producono per effetto di un riscaldamento a temperature dell’ordine di 650/800°C. Esso provoca una rapida precipitazione dei carburi e quindi una improvvisa eterogeneità strutturale fonte questa di corrosione. L'aumento della corrosione è dovuto non tanto dall’eterogeneità strutturale, ma all’impoverimento di Cr nella matrice, impoverimento che può raggiungere valori del 20 %, matrice che perde quindi la possibilità di passivarsi, inoltre può acquistare una struttura ferritica per cui insorge rispetto al resto della matrice austenitica una nuova eterogeneità, da ciò casi grossolani di corrosione intercristalline, rotture e scoppi sono purtroppo ancora frequenti. Tale effetto deleterio del rinvenimento si ha anche per effetto della chiodatura a caldo e più ancora della saldatura ossiacetilenica.

Questi processi sono tuttavia usati nel montaggio di apparecchiature chimiche e solo un trattamento termico completo di austenitizzazione (raffreddamento rapido da temperature superiori ai 1000°C) potrebbe portare in soluzione i carburi precipitati eliminando cosi l’eterogeneità nell’austenite, ma questo trattamento non può essere effettuato su pezzi di grosse dimensioni o parti già in opera. Per rimediare a tali inconvenienti, si è fatto ricorso ad altri accorgimenti, ad esempio:

1 - aumentando la % di ferrite nella matrice austenitica mediante aggiunte di Si, Mo, Cr che è meno solubile nella ferrite,del Si e Mo, e passa ad arricchire l'austenite bilanciando l'impoverimento di Cr dovuto alla formazione di carburi;

2 - aggiunte di Ti, Nb, l'avidità di tali elementi per il carbonio e quindi la tendenza alla formazione di carburi crea una depauperazione tale di carbonio nella matrice austenitica come se essa ne contesse le 0,01 % di carbonio.

La corrosione e le caratteristiche meccaniche degli acciai inox dipendono dalla struttura e dalla distribuzione dei carburi e dei nitruri.

Per meglio puntualizzare il fenomeno della corrosione degli acciai INOX riportiamo alcuni esempi e dati:

gli acciai INOX resistono bene in ambienti ossidanti, mentre presentano scarsa resistenza alla corrosione in acqua stagnante o quieta in quanto tali acque hanno un tasso di ossigeno molto basso che non consentono all’acciaio di passivarsi. Inoltre in acqua quieta la vegetazione marina attecchisce meglio accentuando i fenomeni di aerazione differenziale a cui questi tipi di leghe vanno soggette. L'influenza dello stato superficiale è sempre importante, ma non conviene eccedere nella puliture per non danneggiare lo strato passivo. Le vernici sono sempre dannose dato che basta che si formi sulla pellicola un piccolo poro per generare cosi un cratere, e questo vale anche per le vernici antivegetative.

 

PASSIVAZIONE

Per passivazione si intende quel fenomeno in cui un metallo (con funzione di catodo) a causa di un brusco aumento del suo potenziale elettrochimico tende a comportarsi come un metallo nobile cessando di corrodersi.

Questo arresto della corrosione può avvenire in tempo più o meno lungo, in pratica però interessa il comportamento a lunga durata assai più di quello iniziale. La passivazione è un fenomeno molto complesso non sempre ben definito e spiegato; ci sono molte teorie non sempre convincenti che danno o vorrebbero dare la spiegazione del fenomeno della passivazione. La teoria più diffusa è che su un metallo si formi un velo tenuissimo di ossido teoricamente inerme e a potenziale pressoché nullo e tale pertanto da non consentire il passaggio di soluzioni di ioni. Lo stato passivo può tuttavia essere distrutto dalla presenza di acidi alogeni ed operazioni meccaniche  ma spesso esso si riforma con una certa celerità non appena scompare la causa alterante. La velocità con la quale si riforma il film protettivo dipende in misura notevole dallo stato superficiale dell’acciaio. Riportiamo qui un esempio:

un disco lucidato di acciaio INOX 18/8 è stato scaldato brevemente al centro con una fiamma. Si è creato così una alterazione dello strato superficiale.Una parte del disco è stata successivamente pulita mediante pulitrice lasciando il resto della superficie inalterato quindi immerso in acqua di mare più acqua ossigenata per la durata di 100 ore. Dopo tale periodo il provino è stato estratto. Si è notata la differenza fra la metà passata alla pulitrice, indenne da attacchi di corrosione, e l'altra metà coperta da cumuli di prodotti della corrosione. Questo esempio ci dà la prova lampante di quanto sia importante avere una superficie il più possibile omogenea. E' chiaro che nel caso in esame la corrosione non abbia dipendenza da modificazioni strutturali del metallo quali precipitazione di carburi, ma dalle nuove condizioni del film protettivo che per effetto della azione termica aveva perso la sua passività.